Cosa accomuna fra loro due opere così diverse come Il flauto magico di Mozart e L’elisir d’amore di Donizetti? La spasmodica ricerca della felicità e dell’amore da parte dei rispettivi protagonisti, e l’umanissimo bisogno, da parte di ciascuno di loro, di “magici” sostegni: due strumenti musicali e una pozione.
Nel Flauto magico Tamino s’innamora di Pamina, figlia della malvagia Regina della Notte, e a causa di questo amore mette in discussione sé stesso e la propria vita, al punto da percepire come irrinunciabile il proprio ingresso nel regno degli iniziati.
Ci riuscirà, grazie anche all’apporto di Pamina, al suo fianco nel momento decisivo della prova finale, e del suo flauto fatato, dispensatore di quella magia, ben più alta dello strumento in sé, che è la musica.
Il sempliciotto Papageno si accontenterà invece di poco: «di dormire, mangiare e bere; e se fosse mai possibile, di una bella ragazzina…», che troverà grazie alle virtù magiche di un carillon.
Nell’Elisir d’amore Nemorino ama la bella Adina ma manca di fiducia in se stesso. La conquisterà, alla fine, grazie a un po’ di fortuna e all’intruglio di un simpatico imbroglione: quel dottor Dulcamara che prima ancora di essere l’artefice di un mirabile elisir (che in realtà è vino di Bordeaux), è l’inconsapevole elargitore di ciò che oggi chiameremmo… “sostegno psicologico”.